Mi chiamo Dante, ho 40 anni,sono italiano. Ho conosciuto Sol lavorando in Dipartimento Salute Mentale, ed è incominciato, da parte mia, un percorso di autoconsapevolezza che lentamente ma inesorabilmente, mi sta portando alla conoscenza interiore.
Nel 2004, purtroppo entro nella sindrome del Born Out, in quanto la medicalizzazione insensata delle persone malate, associata alla disparità di trattamento nel luogo di lavoro, mi portano a farmi la fatidica domanda "ma che ci sto a fare qua?". Dopo aver fatto un elaborato lavoro di accettazione per superare il culturale "mai lasciare il posto fisso statale fino alla pensione", a costo della tua integrità psichica e mentale, con Sol decidiamo di licenziarci dai rispettivi posti di lavoro e di aprire un Pub con cibo argentino e birre artigianali. Incomincia una fase della nostra vita, in cui il lavoro non manca, anzi abbonda, le relazioni sociali si sprecano: insomma una rinascita. Ma la congiuntura economica, purtroppo non è delle migliori, per cui ci troviamo nel paradosso lavorativo che molti lavoratori autonomi si trovano a dover subire: il lavoro abbonda, ma i costi di gestione aumentano in maniera esponenziale rispetto agli incassi netti. Quindi si ripropone lo stesso quid: "ma per chi sto lavorando? Per le banche? Per le finanziarie? Per il comune? Per lo stato? Per i dipendenti? Per i fornitori di servizi, che stanno aumentando in maniera esponenziale ed obbligatoria? Inoltre: vivo in appartamento senza un po' di verde, una casetta con fazzoletto di terra costa follie che nonostante l'attività fiorente non riesco a permettermi: ma che ci sto a fare qui."
Quindi decidiamo di vendere tutto e di trasferirci in Argentina in particolare nel nord della Patagonia, con quello che dovremmo realizzare ci permetterebbe la casetta con giardino (di qualche ettaro!) e permetterci di cercare con calma lavoro senza avere l'acqua alla gola della disperazione per avere di che vivere. Ma nonostante l'interesse di diverse persone verso le nostre proprietà ed anche all'arrivo di nostra figlia Ayelen, rimaniamo qui.....ad attendere che la situazione si sblocchi....
Nel 2004, purtroppo entro nella sindrome del Born Out, in quanto la medicalizzazione insensata delle persone malate, associata alla disparità di trattamento nel luogo di lavoro, mi portano a farmi la fatidica domanda "ma che ci sto a fare qua?". Dopo aver fatto un elaborato lavoro di accettazione per superare il culturale "mai lasciare il posto fisso statale fino alla pensione", a costo della tua integrità psichica e mentale, con Sol decidiamo di licenziarci dai rispettivi posti di lavoro e di aprire un Pub con cibo argentino e birre artigianali. Incomincia una fase della nostra vita, in cui il lavoro non manca, anzi abbonda, le relazioni sociali si sprecano: insomma una rinascita. Ma la congiuntura economica, purtroppo non è delle migliori, per cui ci troviamo nel paradosso lavorativo che molti lavoratori autonomi si trovano a dover subire: il lavoro abbonda, ma i costi di gestione aumentano in maniera esponenziale rispetto agli incassi netti. Quindi si ripropone lo stesso quid: "ma per chi sto lavorando? Per le banche? Per le finanziarie? Per il comune? Per lo stato? Per i dipendenti? Per i fornitori di servizi, che stanno aumentando in maniera esponenziale ed obbligatoria? Inoltre: vivo in appartamento senza un po' di verde, una casetta con fazzoletto di terra costa follie che nonostante l'attività fiorente non riesco a permettermi: ma che ci sto a fare qui."
Quindi decidiamo di vendere tutto e di trasferirci in Argentina in particolare nel nord della Patagonia, con quello che dovremmo realizzare ci permetterebbe la casetta con giardino (di qualche ettaro!) e permetterci di cercare con calma lavoro senza avere l'acqua alla gola della disperazione per avere di che vivere. Ma nonostante l'interesse di diverse persone verso le nostre proprietà ed anche all'arrivo di nostra figlia Ayelen, rimaniamo qui.....ad attendere che la situazione si sblocchi....
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